lunedì 23 marzo 2009

CANTO & CONTROCANTO (22)

NON C'E' SICUREZZA
SENZA DIRITTI

"La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
La Repubblica (…) protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”.

Così recita la nostra Carta Costituzionale (rispettivamente agli articoli 32 e 31). Due principi, quelli sanciti in queste righe, che sembra anacronistico e sciocco mettere in discussione oggi, nel terzo millennio. Due diritti fondamentali per i cittadini di uno Stato democratico. Due diritti imprescindibili per qualsiasi essere umano. Due diritti, di fatto, messi in pericolo se sarà approvato, nella sua forma attuale, il disegno di legge in materia di sicurezza pubblica redatto dal Governo.

Un provvedimento complesso ed esteso, che abbraccia i più ampi strati della nostra società e le più ampie tematiche (dalle modifiche al codice penale a nuove norme per il Codice della Strada, dalla regolamentazione dei sistemi di videosorveglianza al controllo dell’immigrazione clandestina) e che proprio per questo si fa fatica ad esaminare esaustivamente. Che si prefigge il nobile obiettivo di rendere più sicuro il nostro Paese nascondendo tra le righe, e neanche troppo velatamente, punte di incostituzionalità davvero gravi. Con la scusa di proteggere i cittadini si ingannano, privando degli esseri umani, spesso i più deboli, dei diritti più elementari.

Come uomo e come medico, prima ancora che come rappresentate istituzionale, resto esterrefatto di fronte ad alcune norme contenute in particolare nell’articolo 45 del disegno di legge del Ministro Maroni che modificano il “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero" del 1998 e che entrano palesemente in conflitto con quelli che sono alcuni diritti fondamentali dell’uomo e con quelli che sono alcuni principi cardine delle deontologia medica.

E’ vero che l’eliminazione del divieto di segnalazione all’autorità da parte del medico di situazioni di irregolarità non sancisce necessariamente l’obbligo di denunciare l’immigrato clandestino. Ma è pur vero, ed ipocrita negarlo, che la professionalità del medico sarà messa in pericolo da questo emendamento. Un emendamento crudele e razzista che va contro il giuramento di Ippocrate e che avrà conseguenze sulla salute pubblica gravissime. Non ci si rende conto che il dato che negli ospedali, in questo primo mese in cui la norma è venuta alla luce, i clandestini che hanno richiesto cure sono diminuiti quasi del 20% è allarmante, non certo una buona notizia. E’ allarmante perché ciò non significa che è diminuita l’immigrazione clandestina, ma soltanto che il 20% di quegli immigrati irregolari che ancora risiedono nel nostro paese ha deciso, per paura, di non curarsi, rischiando di morire. E mi sembra che questo sia un dato pericoloso perché l’unica conseguenza sarà l’aumento del mercato nero della salute e delle cure clandestine, che sarà sempre meno controllabile. Per non parlare della diffusione di patologie quali la Tbc, la malaria o l’Aids.

Ma la norma che in queste ore sta facendo discutere è, in parte, ancora più sconvolgente. Con la modifica dell’articolo 35 comma 2 del “Testo unico sull’immigrazione”, si impedisce agli immigrati clandestini di riconoscere il proprio figlio, dando vita (nel senso più letterale del termine) a dei bambini che saranno discriminati sin dal primo momento della loro esistenza, che saranno invisibili, trasparenti sia giuridicamente che civilmente perché saranno, a tutti gli effetti, “figli di nessuno”. I bambini stranieri, figli di immigrati irregolari, che nasceranno nel nostro paese non avranno alcun diritto. Si correrà inoltre il rischio concreto che questi piccoli non verranno restituiti ai genitori naturali una volta venuti al mondo e siano dichiarati in stato di abbandono. Tutto questo avrà un’altra immaginabile conseguenza: molte donne immigrate eviteranno di partorire in ospedale compromettendo la propria salute e quella dei loro bambini. Proprio in una mozione sulle patologie femminili, che ho presentato in aula qualche settimana fa e che è stata respinta da questo Governo, ho proposto delle iniziative per tutelare la salute delle donne straniere, specie nel momento del parto. Per garantire quel diritto alla maternità e alla crescita del proprio figlio che spetta a tutte le donne, e non solo a quelle italiane e non solo a quelle regolarmente immigrate.

Un bambino non deve chiedere il permesso per nascere e per avere un’identità. Ad un bambino che nasce non si chiede il permesso di soggiorno.

Questo disegno di legge ed in particolare questi due emendamenti sono il frutto palese di una politica volta alla creazione e all’alimentazione di un clima di intolleranza verso il diverso, verso l’immigrato in particolare, che fin dall’infanzia viene relegato, secondo la riforma Gelmini, in classi differenziate. Una politica che non si rende conto di violare ogni giorno, ad ogni passo, con ogni norma, con ogni decreto dei diritti fondamentali dell’uomo. Diritto che uomini, prima di noi, hanno lottato per ottenere... -  (di Antonio Palagiano)

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