Riceviamo e pubblichiamo
Cesare Battisti è un ex terrorista. E' stato condannato all'ergastolo per aver commesso quattro omicidi durante gli anni di piombo. Attualmente risiede in Brasile, dove ha ottenuto lo status di rifugiato politico. Ecco il testo del mio intervento durante il sit-in tenutosi davanti all'ambasciata brasiliana lo scorso 24 gennaio (senatore Stefano Pedica).
"Quattro giorni fa abbiamo iniziato lo sciopero della fame per l'indignazione che questo Paese, e l'Italia dei Valori, sta provando e per dimostrare di essere arrabbiati contro una decisione del governo brasiliano di non estradare un assassino, che ha ucciso quattro persone e condannato una persona per trent'anni alla sedia a rotelle.
Su questo noi chiediamo che una persona condannata all'ergastolo debba scontare la pena nelle nostre galere, perché è un terrorista, perché ha vissuto i momenti bui di questo Paese contribuendo a far vivere il terrorismo.
Il Brasile dichiara che l'Italia è un Paese a rischio, che uccide addirittura i rifugiati politici. Il caso di Battisti non è quello di un rifugiato politico, ma di un assassino. Vogliamo l'estradizione di un assassino.
L'Italia dei Valori, e tutte le forze politiche, sta lavorando sia a livello diplomatico, politico e giuridico, affinché questo terrorista rientri in Italia e sconti la pena di quattro omicidi ad oggi impuniti.
Non possiamo vedere una persona che rischia di camminare libero in Brasile e dire che non torna in Italia perché non esiste la democrazia e la legalità nel nostro Paese. Questo è un Paese dove esiste la democrazia, la legalità, è un Paese che nella storia ha combattuto battaglie per portare avanti la parola democrazia. Vogliamo dimostrarlo ad un Paese che non ha capito cosa vuol dire la libertà.
Il Brasile e Lula, con la risposta al Capo dello Stato, ha dimostrato di non capire che cosa vuol dire essere un Paese libero e democratico come l'Italia. Dimostreremo davanti all'ambasciata brasiliana, fino a quando non sarà estradato il terrorista Battisti, e cominicaremo a raccogliere le firme di tutte le persone che vorranno dichiarare la loro indignazione ad un Paese che ci era amico e che oggi si sta trasformando un Paese che accoglie terroristi e banditi.
Il ministro Frattini deve tirare fuori il coraggio e ritirare il nostro ambasciatore in Brasile. Abbiamo presentato una mozione all'ambasciatore brasiliano, l'ha trasferita al governo, c'è stata una lettera d'indignazione da parte del Presidente della Repubblica Napolitano e la risposta è stata "a noi non interessa niente, il terrorista ce lo teniamo noi". E noi continueremo a combattere."
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Un po' di ritagli stampa
Roma | 14 gennaio 2009
Battisti rifugiato politico, il "rammarico" italiano e l'appello a Lula: ripensateci
Cesare Battisti
il Brasile non cede, l'Italia richiama l'ambasciatore~ Lula: "L’Italia rispetti la decisione brasiliana su Battisti"
"Da parte italiana si esprime viva sorpresa e forte rammarico per la decisione assunta dal Ministro della Giustizia brasiliano che, ribaltando quanto stabilito dal Comitato nazionale per i rifugiati, ha accolto il ricorso di Cesare Battisti, un terrorista responsabile di gravissimi delitti che nulla hanno a che fare con lo status di rifugiato politico". In una nota della Farnesina, Roma traduce in un diplomatico "rammarico" la forte irritazione con il governo brasiliano che ha concesso lo status di rifugiato politico a Cesare Battisti, negando la sua estradizione in Italia, dove deve scontare l'ergastolo per la sua attività terroristica (4 omicidi).
"Nell'esprimere apprezzamento per la decisione adottata a fine novembre scorso dal Comitato che aveva negato, nell'ambito delle sue competenze, il riconoscimento dello status di rifugiato al terrorista Battisti -continua la nota- l'Italia rivolge un appello al Presidente Lula da Silva perché vengano esperite tutte le iniziative che possano promuovere, nel quadro della cooperazione giudiziaria internazionale nella lotta contro il terrorismo, una revisione della decisione giudiziaria adottata".
"Ciò vale a maggior ragione in un momento in cui i Paesi del G8 e quanti con essi hanno un rapporto di intensa collaborazione, come il Brasile, saranno chiamati a confermare un impegno solenne e a promuovere azioni sempre piu' efficaci per sconfiggere il terrorismo internazionale", conclude la nota.
Cesare Battisti sara' presto libero, secondo una portavoce del ministero della Giustizia brasiliano, non appena il presidente o il vicepresidente della Corte Suprema del Brasile firmeranno l'ordine di scarcerazione, ha detto la portavoce.
La decisione brasiliana
Per il Brasile Cesare Battisti in Italia corre il rischio di essere perseguitato. Per questo gli è stato concesso ieri sera (in Italia erano le prime ore del mattino) l'asilo politico, con una decisione che blocca per ora la richiesta di estradizione italiana per l'ex terrorista. In teoria la decisione potrebbe essere ancora ribaltata dalla Corte Suprema che dovrebbe pronunciarsi entro febbraio sull'estradizione.
L'indicazione del governo del presidente Lula è però nettissima. Il comunicato del ministro cita lo Statuto dei Rifugiati che prevede come motivo di concessione dell'asilo il "fondato timore di persecuzioni per motivi di razza o di opinioni politiche". Secondo Tarso, la sentenza italiana riconosce questa connotazione politica poiché cita il reato di associazione sovversiva "con la finalita' di sovvertire il sistema economico e sociale del paese". Battisti, ex leader dei Pac (Proletari armati per il comunismo) fu condannato in contumacia a due ergastoli per due omicidi (la giustizia italiana lo accusa anche di altri due, citati nella richiesta di estradizione).
Il 54enne, autore di diversi romanzi, scappato dalla Francia dove visse protetto dalla "dottrina Mitterand" fin quando il presidente Chirac non revoco' la protezione di Parigi, è stato catturato sul lungomare di Copacabana a Rio de Janeiro il 18 marzo del 2007. Da allora è in un carcere federale a Brasilia in attesa di estradizione e la stampa italiana aveva già riportato nei giorni scorsi la probabilita' di un "no" del governo di Brasilia.
Finora però la battaglia legale di Battisti in Brasile aveva incassato solo sconfitte da parte della giustizia e degli organi preposti. Il 2 aprile il Procuratore Generale della Repubblica dava parere positivo all'estradizione sottolineando che i reati per cui Battisti e' condannato in Italia non sono di natura politica (gli omicidi avvennero durante azioni di rapina). I legali dell'ex appartenente ai Pac hanno allora fatto richiesta di asilo politico: e il Conare, l'organo preposto alla decisione, il 28 novembre scorso l'ha rigettata perche' il "pericolo di persecuzione in Italia, o di essere ucciso" sollevato da Battisti nella richiesta, secondo il Comitato "non trova fondamento". Il cittadino straniero puo' allora fare ricorso direttamente al Ministro della Giustizia. E Battisti qui, rivolgendosi al governo, ha avuto successo.
La tendenza del Brasile e' in verita' di non concedere estrazione per reati politici. Esistono precedenti recenti in cui il Brasile ha negato all'Italia l'estradizione per imputati legati alla stagione del terrorismo: i casi di Pietro Mancini, Achille Lollo e Luciano Pessina i quali, come vuole la legge brasiliana, una volta che la richiesta e' stata negata, possono vivere liberamente sul territorio brasiliano. E il comunicato del Ministero di ieri ricorda che negli anni del terrorismo, l'Italia varo' "leggi straordinarie".
Convocato alla Farnesina l'ambasciatore brasiliano
L'ambasciatore del Brasile in Italia, Adhemar Gabriel Bahadian, e' stato convocato alla Farnesina dal segretario generale del ministero degli Esteri, ambasciatore Giampiero Massolo su istruzioni del ministro Franco Frattini. Al diplomatico brasiliano Massolo - informa una nota della Farnesina - ha "in particolare evidenziato lo sdegno unanime di tutte le forze politiche parlamentari nonche' dell'opinione pubblica e dei familiari delle vittime, esprimendo forti perplessita' sulle motivazioni alla base del provvedimento".
DA LEGGERE
Ue a Ronchi: ''Nessuna competenza sul caso''
Battisti: ''Mia fuga in Brasile ideata da 007 francesi''. L'ex Br Morucci a sorpresa va a Casapound
I ministri La Russa e Meloni: ''No a partita Italia-Brasile'', ma la Farnesina assicura che l'amichevole si giocherà.
E l'ex terrorista che faceva parte del commando che rapì Moro presenta il suo libro nel centro sociale di destra. Roberta Cappelli a Parigi pronta ad accettare estradizione
ultimo aggiornamento: 29 gennaio, ore 22:10
Brasilia, 29 gen. - (Adnkronos/Ign) - "L'idea della mia fuga in Brasile fu di un agente dei servizi segreti francesi". Lo rivela, in un'intervista al giornale brasiliano "Istoe", Cesare Battisti, l'ex terrorista dei Pac condannato a quattro ergastoli, che ha provocato la crisi diplomatica "più grave degli ultimi anni" tra Italia e Brasile.
"Io non ho ammazzato nessuno - si difende Battisti, definendo''esagerata" la reazione del nostro Paese - e lo status di rifugiato politico che mi ha concesso il Brasile è stato un atto di coraggio e di umanità da parte del ministro (della Giustizia) Tarso Genro".
"Nello studio dei miei avvocati francesi - racconta l'ex terrorista, arrestato in Brasile nel marzo del 2007, tre anni dopo essere fuggito dalla Francia - (l'agente dei servizi) mi disse che l'Italia stava facendo pressioni, a causa delle denunce contenute nei miei libri. Mi parlò del Brasile, dove mi disse si trovavano molto rifugiati italiani...Una settimana dopo, mi mandò un'altra persona che mi consegnò un passaporto italiano con la mia foto e i miei dati".
A quel punto, non furono i servizi a organizzare il suo viaggio: Battisti sostiene di aver viaggiato "in auto dalla Francia verso la Spagna e poi il Portogallo: da Lisbona mi imbarcai per l'isola di Madeira e da lì andai nelle Canarie, dove presi un piccolo aereo per Capo Verde e, in seguito, per Fortaleza". Arrivato in Brasile, afferma l'ex terrorista, "per due anni e mezzo sono stato costantemente controllato, dai brasiliani e dai francesi, sempre, in qualche momento entrarono anche gli italiani".
Battisti ribadisce quindi di "non aver mai ammazzato nessuno: io non sono mai stato un militante militare di nessuna organizzazione... Uscii dai Proletari armati per il comunismo nel maggio del 1978, dopo la morte di Aldo Moro. All'epoca migliaia di militanti abbandonarono i movimenti di lotta armata".
Quindi, nell'intervista di 50 minuti concessa a 'Istoe' nel carcere di Papuda, dove condivide la cella con un austriaco condannato per reati fiscali, Battisti elogia la decisione del ministro Genro, "una decisione solida, lui ha analizzato tutti i documenti, non ne ha fatto una lettura superficiale, la sua è una decisione molto importante non solo per me, ma per l'umanità: l'Italia ha bisogno di rileggere la propria storia e noi stiamo dando alla nazione italiana la possibilità di rileggere la propria storia con serenità, umanamente".
In vista della decisone del Tribunale supremo federale, che si riunirà a partire dal 2 febbraio, l'ex terrorista si dice fiducioso che confermerà lo status di rifugiato politico e, una volta scarcerato, potrebbe anche decidere di andare a vivere a Rio de Janeiro, "un paradiso, una meraviglia".
Infine, alla domanda su un possibile intervento nella sua vicenda di Carla Bruni, moglie del presidente francese Nicolas Sarkozy, l'ex terrorista replica: "E' una bugia, non penso che Carla Bruni avesse ragioni per intervenire in mio favore".
"No, non posso credere". Così il ministro degli Esteri Franco Frattini, commenta le dichiarazioni dell'ex terrorista Battisti che alla rivista brasiliana 'Istoe'. "La mia reazione è, primo il solito modo sgradevole di rivelare cose che - ha detto il titolare della Farnesina - non potranno mai essere provate perché è chiaro che, se questo fosse stato vero, non potrà mai essere provato. Quindi è l'ulteriore dimostrazione del profilo morale del personaggio che, se davvero fosse stato aiutato, ora rivela che chi lo ha aiutato tra l'altro è un servizio segreto". "Ma io non ci posso credere perché è evidente che un Paese come la Francia non può in qualche modo essere indicata, salvo che emergano delle prove, che non emergeranno mai, e allo stato preferisco dire che è l'ulteriore dimostrazione del profilo morale del personaggio. Un ulteriore motivo per riportarlo in Italia".
"La Corte suprema si riunirà tra qualche giorno, il 2 febbraio, e noi saremo pronti a quel momento con tutti gli strumenti giuridici previsti dalla legge brasiliana", spiega quindi Frattini tornando sulla questione legata all'estradizione dell'ex terrorista. "Siamo convinti che su quella base potremo ottenere - ha detto ancora Frattini - un ribaltamento della decisione del ministro della Giustizia". "Siamo amici del popolo brasiliano, anche se arriveremo fino in fondo con le autorità brasiliane per avere in Italia il terrorista Battisti", ha aggiunto il ministro Frattini riferendosi anche all'incontro appena avuto con l'ambasciatore italiano in Brasile Michele Valensise.
"Pochi hanno colto una sfumatura. Il presidente Lula ha detto che il caso è chiuso per quanto riguarda il governo brasiliano. Ma la Corte Suprema non è il governo", scandisce la Farnesina.
Il capo della nostra diplomazia assicura quindi che ''la partita con il Brasile va giocata". E commentando l'intervento del ministro della Difesa Ignazio La Russa che questa mattina ha sollecitato l'annullamento della partita (''Avevo già prenotato il biglietto per andare a vedere la partita Brasile-Italia, ma non ci andrò'', ha fatto sapere il reggente di An), Frattini ha rimarcato: "Non facciamo un derby interno".
"Credo che lo sport - spiega ancora Frattini - sia un mezzo per avvicinare i popoli, non ce l'abbiamo con il popolo brasiliano, abbiamo un problema con le autorità brasiliane che vogliamo risolvere, per questo penalizzare i tifosi e mortificare lo sport credo che non si debba fare". Come abbiamo già detto - ha ribadito Frattini - la partita ci sarà. L'unica cosa, speriamo di vincere sonoramente. Così almeno questo primo risultato lo prendiamo".
"L'ipotesi più sensata sarebbe annullare la partita", rilancia il ministro per le Politiche Giovanili, Giorgia Meloni, anche per scongiurare la possibilita' di "frizioni" tra tifosi brasiliani e italiani. Ma se questa non dovesse essere una via percorribile, si potrebbe rendere evidente il "sentimento di amarezza" dell'Italia per la mancata estradizione di Cesare Battisti, "facendo scendere in campo i giocatori azzurri con il lutto al braccio".
Intanto secondo quanto riferisce la 'Stampa' Edoardo Matarazzo Suplicy, il senatore brasiliano del Partito dei Lavoratori di Lula ha fatto visita a Battisti nel carcere di Papuda, vicino a Brasilia. "Mi ha raccontato che ha scritto personalmente al figlio di Pierluigi Torreggiani, dicendogli che è disposto a spiegare a lui e agli altri familiari delle vittime, guardandosi negli occhi, che non ha partecipato a nessuno di questi omicidi né che tanto meno li ha pianificati".
Sul caso è intervenuta anche la Commissione europea sollecitata da una lettera inviata dal ministro italiano per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi: ''Non abbiamo competenza per intervenire'' ha dichiarato Michele Cercone, portavoce del commissario alla Giustizia, Liberta' e Sicurezza Jacques Barrot.
E ANCORA:
Cesare Battisti. "Sono innocente, ecco i nomi degli assassini"
31-01-2009
RIO DE JANEIRO. "Non sono responsabile per nessuna delle morti di cui sono accusato e so che il dolore che hanno causato è immenso ancora oggi": dal carcere di Papuda, vicino Brasilia, dove è detenuto, Cesare Battisti si dichiara innocente e, in una lettera resa nota dai suoi avvocati, fa i nomi di quelli che indica come responsabili degli omicidi per i quali è stato condannato in Italia.
La lettera (quattro pagine, scritta a mano in portoghese, con qualche errore di grammatica e qualche cancellatura) ha la data odierna e porta la firma dello stesso ex terrorista, sia in corsivo sia in stampatello. Il testo si apre in questo modo: "Amici giornalisti, sono sicuro che comprendete la mia difficile situazione che sto vivendo da quando ho saputo della concessione dell'asilo politico in Brasile e sono rimasto agli arresti".
Nella lettera - della quale l'Ansa ha avuto copia - l'ex terrorista afferma che i responsabili degli omicidi per i quali é stato condannato sarebbero quattro suoi ex compagni dei Pac (Proletari armati per il comunismo), con lui condannati, mentre lui stesso sarebbe innocente.
Il colpo che ferì e rese invalido il figlio del gioielliere Torregiani, sempre secondo Battisti, sarebbe partito invece dall'arma del padre del ragazzo. Dopo aver ribadito i principali punti della linea difensiva adottata dai suoi legali, l'ex terrorista afferma che "é provata la responsabilità degli omicidi, specialmente quello del gioielliere Pier Luigi Torregiani", del quale - scrive - "sappiamo dalle autorità italiane che gli autori sono le seguenti persone: Memeo, Fatone, Masala e Grimaldi, tutti collaboratori di giustizia, 'pentiti', e che la pallottola che colpì il figlio del gioielliere Torregiani proveniva dalla pistola di suo padre".
I quattro chiamati in causa da Battisti sono Gabriele Grimaldi, Sebastiano Masala, Giuseppe Memeo e Sante Fatone, processati con lui per omicidio a banda armata.
"La persona che mi ha accusato è stata torturata", scrive ancora Battisti, senza farne il nome. Nella lettera, l'ex membro dei Pac ringrazia "lo sforzo del senatore (Eduardo) Suplicy, della mia amica Fred Vargas e dei miei avvocati per avermi messo in contatto con la stampa".
Battisti esprime infine sentimenti di "ansietà, tensione e nervosismo" a causa - spiega - della "difficile situazione che sto vivendo dal momento che ho saputo della concessione dell'asilo politico in Brasile e continuo agli arresti". "Spero che la mia situazione venga compresa - conclude Battisti nella lettera - e che io possa vivere in liberta, con la mia famiglia gli ultimi anni della mia vita".
Battisti esprime infine sentimenti di "ansietà, tensione e nervosismo" a causa - spiega - della "difficile situazione che sto vivendo dal momento che ho saputo della concessione dell'asilo politico in Brasile e continuo agli arresti". "Spero che la mia situazione venga compresa - conclude Battisti nella lettera - e che io possa vivere in liberta, con la mia famiglia gli ultimi anni della mia vita".
Leggendo queste righe il mio pensiero va alle vittime ed ai loro familiari che si sono visti portare via in modo violento un loro caro e che non stanno vivendo come avrebbero voluto!
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