lunedì 1 febbraio 2010

Razzismo e pregiudizi. Basta con le bugie (2)


CONTROINFORMAZIONE

Ecco i numeri veri, non manipolati da leghe, leghette o governicchi (per i precedenti clicca qui)

«Tutti questi clandestini!»
Chi sono gli irregolari?
L’immigrazione irregolare ha varie origini, spesso sorprendenti: infatti, la maggior parte degli
irregolari sono asiatici. In particolare, le stime della Fondazione Ismu del 2008 rilevano che la
comunità asiatica proveniente da Cina (10% di tutti gli irregolari), Bangladesh (9,9%), India (7%) e Pakistan (5%) raccoglie più di 207.000 individui irregolari complessivamente pari a quasi un terzo dei 651.000 totali.
La nazionalità dove si ritrova il maggior tasso di irregolarità è quella marocchina (17,1% di tutti gli irregolari, pari a 111.300 persone irregolari): la presenza irregolare di origine nordafricana è pure molto forte, con un totale di circa 135.000 persone se ai marocchini si aggiungono gli Egiziani (3,7%).
La provenienza dell’Est Europa tra Ucraina (6,3%) e Moldova (5,1) vede 72.500 irregolari.

Come si diventa clandestini?
Quasi tutti gli immigrati che giungono in Italia sono, all’inizio del loro percorso, «clandestini». Altri, lo diventano dopo essere stati regolari. La Caritas segnala che numerosi immigrati iniziano da regolari la loro storia migratoria e finiscono nell’irregolarità, per la complessità e la contraddittorietà di alcuni aspetti della normativa. Alcuni casi sono esemplificativi. Un lavoratore che ha un incidente sul lavoro lo denuncia all'INAIL, è dichiarato inabile al lavoro dall'Asl e avrebbe diritto alla pensione di invalidità Inps. Però, essendo inabile al lavoro, non ha più un contratto di lavoro e non può rinnovare il permesso di soggiorno, quindi diventa irregolare. Ancora: un minore disabile (regolarmente registrato sul permesso di soggiorno dei suoi genitori) al compimento dei 18 anni in quanto inabile al lavoro non può avere un contratto di lavoro quindi non può avere il permesso di soggiorno. Non è previsto nessun tipo di "affidamento in tutela" ai suoi genitori.

«E vengono tutti qui!»
Guardando ai dati del 2008 (gli ultimi che consentono una comparazione tra l’Italia e gli altri Paesi europei), gli immigrati rappresentano complessivamente circa il 6% della popolazione: tale dato è in linea con la media UE a 27 che si attesta al 6,2%. Questo dato tuttavia tiene conto di Paesi, come quelli neocomunitari, dove la presenza straniera è praticamente inesistente. Invece, se si compara il dato italiano con quello di paesi nostri competitor osserviamo che quello italiano è tra i più bassi. Per cogliere il reale significato di questi dati è necessario anche conoscere le legislazioni nazionali sull’acquisizione della cittadinanza. Mentre in Spagna vige una normativa simile alla nostra (principio dello jus sanguinis: la cittadinanza dipende dalla nascita da genitore cittadino italiano e da quello della residenza prolungata nel paese ospitante), in Francia vige sia il principio dello jus soli (chi nasce sul territorio ha la cittadinanza), sia quello dello jus sanguinis. In Gran Bretagna fino al 1983 la cittadinanza era largamente concessa anche ai cittadini delle numerosissime colonie. È chiaro dunque che i dati britannici e francesi devono essere ricalibrati in aumento, se si vuole considerare il reale impatto sociale del fenomeno migratorio.
Percentuale di stranieri nei Paesi UE (2008)
Irlanda 12,6%
Spagna 11,6%
Austria 10,2%
Germania 8,8%
Gran Bretagna 6,6%
Italia 5,8%
Francia 5,7%

È nato il bambino 60 milioni
Nel dicembre del 2008 la popolazione italiana ha raggiunto il traguardo di 60 milioni di individui sostanzialmente grazie all’apporto degli immigrati: la popolazione italiana cresce per il 92% grazie agli stranieri; il saldo naturale italiano (differenza fra nati e vivi) inoltre rimane prossimo al pareggio grazie alla popolazione straniera (saldo degli stranieri uguale a +60.379 contro quello degli italiani di -67.249). Sul totale dei nati in Italia l’11,4% ha genitori di origine non italiana.
È evidente dunque che gli stranieri sono una componente indispensabile a livello demografico per mantenere l’Italia un paese giovane. Contrastare il costante invecchiamento italiano e combattere le sue gravi conseguenze sociali in termini di spesa pensionistica ed assistenziale si rivelerà una sfida imprescindibile per l’Italia: in questi termini la presenza straniera si sta dimostrando essenziale.

Fonti
Dossier Caritas/Migrantes sulla Criminalità – Ottobre 2009
Comunità di Sant’Egidio, Immigrazione e sicurezza. Rapporto 2009

Rapporto Ismu 2009

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