“Più trote nei fiumi, meno al governo”
Contestato il figlio del Senatur Un gruppo di ragazzi espone uno
striscione contro Renzo Bossi che replica con una battuta. Il botta e
risposta durante un convegno leghista a Tradate che ha evidenziato la
frattura tra 'maroniani' e 'reguzzoniani' all'interno del Carroccio
“Più trote nei fiumi, meno trote al governo”. Questo il contenuto di
uno striscione esposto ieri sera, proprio durante l’intervento del
figlio del Senatur, Renzo Bossi, in occasione di un convegno leghista
sul federalismo a Tradate, nel cuore della provincia di Varese. Autori
della contestazione un gruppetto di giovanissimi del posto. Ragazzi
tra i sedici e i diciotto anni che hanno agito senza sbandierare
simboli di partito. E hanno strappato l’applauso di una consistente
parte del pubblico presente in sala. Al tavolo dei relatori, dove
erano presenti esponenti di spicco della Lega, come il capogruppo alla
Camera Marco Reguzzoni, è arrivata pronta la risposta del “Trota”,
altrettanto applaudita: “Non sono al governo, sono in regione. Poi
sono orgoglioso di essere una trota, perché sono pesci che nuotano
nell’acqua pulita”.
Mentre dal palco continuava la carrellata di interventi pro
federalismo, la manifestazione di dissenso è stata sedata da un gruppo
di solerti militanti leghisti che, dopo alcuni secondi di smarrimento,
si sono avventati sullo striscione, strappandolo di mano ai
contestatori. I ragazzi sono stati accompagnati all’esterno del
teatro, non senza qualche momento di frizione lungo i corridoi, dove
sono volati paroloni e qualche insulto, ma nulla più.
Nell’improvvisata security in salsa padana hanno prestato la loro
opera diversi simpatizzanti. Tra i volontari anche un infervoratissimo
Giangiacomo Longoni, consigliere regionale del Carroccio in Lombardia
e “tutor”del Trota.
“Abbiamo solo espresso la nostra idea. Veramente avremmo voluto
esporre anche un secondo striscione – hanno spiegato poi i ragazzi –
per protestare contro il razzismo di stampo leghista, contro le
espulsioni e il trattamento riservato agli extracomunitari. Vogliamo
che venga riaffermato il principio dell’uguaglianza di tutti gli
individui, senza distinzioni di religione, sesso e razza”. Sulle
ragioni della contestazione a Renzo Bossi sono stati altrettanto
chiari: “Questa sera era lui il simbolo più forte del pensiero
leghista non tanto per la carica ricoperta, quanto perché incarna il
ruolo del successore designato. Noi viviamo fianco a fianco con nostri
coetanei che si dichiarano leghisti e sentiamo quello che pensano,
quello che dicono. Noi vogliamo far sapere che i giovani del nord non
sono tutti così”.
I giorni che hanno preceduto il convegno sono stati animati dagli echi
di una pesante frattura interna alla Lega, che ha scomodato
addirittura il ministro dell’Interno, Roberto Maroni. La questione
starebbe tutta in un gioco di potere in atto da qualche tempo nel
partito, una lotta di successione che si sta giocando tra i colonnelli
leghisti e che vede opposte la fazione vicina al ministro e quella del
“cerchio magico”, capitanata dall’onorevole Reguzzoni. Il convegno sul
federalismo di Tradate è stato l’occasione per mettere in piazza
questa frattura: un autentico sgambetto ordito ai danni dei padroni di
casa, una delegittimazione pubblica. Tradate è infatti la città del
presidente della provincia di Varese Dario Galli, e ha come sindaco
Stefano Candiani, segretario provinciale del partito. Non solo i due
non sono stati invitati, ma non sono stati nemmeno avvisati
dell’evento. Un “affronto” tramato dalla segreteria di circoscrizione
(vicina a Reguzzoni) contro l’asse maroniano del partito, che vede in
Candiani e Galli due esponenti di rilievo.
Il segretario provinciale non ha gradito e pare abbia incassato il
sostegno anche diretto del super ministro, che i bene informati dicono
essere intenzionato a ricambiare il favore organizzando a sua volta un
incontro pubblico sul federalismo nella vicina Busto Arsizio, la città
di Reguzzoni. Si tratta dell’ennesimo capitolo di una querelle che
dura da tempo: già la scorsa estate la segreteria di Candiani era
stata messa in discussione da Reguzzoni e anche in quell’occasione un
intervento di Maroni aveva rimesso le cose al loro posto. Ieri sera al
convegno Galli e Candiani si sono presentati lo stesso: sono saliti
sul palco e tra sorrisi e strette di mano hanno dato prova della
proverbiale compattezza della Lega Nord, sciorinando il loro sermone
sull’importanza e sulla bontà del federalismo municipale.
di Alessandro Madron