mercoledì 31 marzo 2010

«Fare la cosa giusta», ma «farla comprendere, anche!»

ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL VOTO
E SULLE DIFFICOLTA' DEL PD

Riceviamo e pubblichiamo
Finire 7-6 e saper di non aver vinto, nulla da festeggiare, ma con uno spiraglio di speranza. In un momento in cui tutti trovano ragioni per dire che hanno vinto, preferisco rimanere coi piedi per terra e dire, con tutto rispetto, che le Marche non sono la Lombardia, l'Umbria non e' il Lazio. Insomma, 7-6 non e' una vittoria.
Non trovo nemmeno nulla da festeggiare se un italiano su 3 non si sente rappresentato da questa classe politica e preferisce rinunciare a esprimersi col voto. In questo paese siamo tutti un po' meno liberi perche' la "liberta' e' partecipazione" e sempre meno italiani sono interessati a partecipare.

Non trovo nemmeno nulla da festeggiare in una regione come la Lombardia, la piu' "moderna" del paese, che si vede governata per 20 anni di fila dalle stesse persone, peggio di alcuni staterelli africani con il loro piccolo despota. La democrazia e' come i ponti che, con l'acqua cheta, si corrodono. D'altra parte non e' che abbiamo offerto un'alternativa allettante e, anche
se il centro-destra dispone di canali di comunicazione enormemente superiori (e spesso determinanti), tuttavia potevamo avere piu' coraggio per indicare un candidato meno conosciuto ma piu' innovativo.

Ieri Bossi diceva una cosa veritiera: "Se la sinistra perde i voti degli operai un motivo c'e': a furia di difendere gli immigrati hanno fatto scappare gli operai". La verita' di questa frase sta nel fatto che, pur perseguendo la cosa "giusta da fare" secondo i nostri valori, secondo il
valori della Costituzione, non ci siamo fatti capire dalla gente.

Non abbiamo chiarito a sufficienza che pretendere i doveri e difendere i diritti dei lavoratori immigrati non e' andare contro i lavoratori italiani.
E troppo spesso la parola "doveri" l'abbiamo detta sotto voce.
Non abbiamo distinto con chiarezza, parlando con artigiani e piccoli imprenditori, che il forte e doveroso contrastato gli evasori, non deve buttare tutti nel mucchio. Anzi, dobbiamo essere particolarmente vicini e comprensivi con questi ceti roduttivi perche' e' da loro che dipendono molti posti di lavoro (e non chiamiamoli "padroni" perche' sono i primi a considerare "collaboratori" i propri dipendenti) e la tenuta dell'industria in Italia (sono anche loro che resitono!).

Diciamo spesso che crediamo nel merito, ma spesso siamo accondiscendenti con chi, invece, davvero si approfitta di situazioni di rendita. Se si crede nel merito, con altrettanta convinzione si deve combattere il demerito, i fannulloni, i lavori inutili nel pubblico.

E poi e' vero, diciamolo, che tanti italiani ragionano con la pancia e che ottenere i loro voti e' piu' facile per chi, con la pancia, ci sa e ci vuole parlare. Ma non bisogna rinunciare a farsi capire anche da loro. Bisogna essere un po' piu' popolari, meno politichesi.

La speranza sta nella consapevolezza che, se e' vero che la liberta' la si perde un pezzo alla volta, e' anche vero che la liberta' la si conquista un pezzo alla volta.
E allora guardo alle cose buone fatte a Tradate, a Varese, per ripartire con la consapevolezza che bisogna continuare a fare "la cosa giusta", ma avere anche la pazienza e la capacita' di far comprendere a tutti che essa e' davvero la cosa giusta. (Andrea Botta, portavoce PD - Tradate)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Come al solito si parte dal presupposto che i giusti siate voi .

Ma chi ve lo dice che siete dalla parte giusta ?
Come al solito vi credete illuminati e unti dalla scienza. E' ora di scendere dal piedistallo ,quelli che la pensano diversamente da voi non sono solo ignoranti , ma persone con visioni diverse degne di rispetto.

giorgino ha detto...

non capisco a chi ti riferisci e a che cosa: spiegati