giovedì 16 dicembre 2010

Nuovo Polo: Fini, Casini, Rutelli & compagni


Primo Polo e primato del programma


Mentre il dibattito parlamentare stava celebrando i riti della fiducia, mi sono imbattuto ieri pomeriggio nella bella replica che Gianluigi Margutti ha scritto relativamente al mio articolo della settimana scorsa sul Terzo Polo. Sono molto grato del suo intervento perché mi permette di spiegare ed ampliare la prospettiva. Intanto ci tengo a precisare che anch’io rinnovo la mia stima per l’interlocutore, è ovvio, anche se il modo in cui Margutti mi ha reso omaggio mi ha lasciato un po’ perplesso. Egli dice: “Ippolito, che continuo a stimare…”. Meno male. Spero bene che continui a farlo anche dopo questa risposta o magari dopo qualche altro pezzo “cattivo” o ugualmente se il nostro scambio d’idee dovesse diventare più duro, come immagino che avverrà.


Veniamo, però, ai contenuti. Com’è riportato in citazione, io mi sono mostrato scettico verso l’ipotesi del Terzo Polo. Le ragioni le ho già esposte, ed è inutile tornarci su, anche perché sono state brillantemente comprese ed esposte. Potrei sintetizzarle con la stessa affermazione sottoscritta da Margutti, vale a dire che “il bipolarismo, non tanto il bipartitismo, è disfatto”. Da questa premessa egli ricava, nondimeno, una conclusione apparentemente più mobile e dinamica della mia. Infatti, mi accusa di fare un ragionamento come quello del Cav, sollecitandomi a riflettere sulla disomogeneità dell’armata Brancaleone della sinistra, che va da Di Pietro a Fini, e che io assimilavo ad un “polpettone compatto” e lui ad una “marmellata spalmata”.

Poiché conosco come la pensa, so che il lessico geometrico non gli piace, considerando desueta la contrapposizione tra sinistra e destra così come l’ha proposta nel dibattito di questi giorni, oltre a me, tutto il PDL, dialogando contro Fini. Bisogna essere tolleranti, tuttavia, col linguaggio, specialmente quando, a giusta ragione, significa ormai ben poco, ma serve per far capire semplicemente cosa si vuol dire. Per me ormai Fini è un politico sorretto solo dal PD. Punto e basta. Il ché significa sostenuto dalla Magistratura e dalle lobby ben conosciute di cui il PD è divenuto ormai succursale e portavoce da anni.

Andiamo, in ogni caso, al tema.

Mi sembra, a conti fatti, che vi sia in Margutti una rispettabile forte delusione nei confronti di Berlusconimanifesta anche nel Cavaliere azzurro (splendida biografia non autorizzata da lui scritta sul Cav) – che sposta l’accento dai contenuti del mio ragionamento alla pancia delle proprie passioni.

Io concordo che UI cresce oggi perché intercetta una prospettiva che Berlusconi non rappresenta più, e concordo sul fatto che non siamo una corazzata, ma un piccolo carro armato. Ciò, tuttavia, non deve fare perdere di vista la forza ideale e programmatica che abbiamo a disposizione che ci proviene proprio dal nostro essere piccoli, infantili, ma non proprio imbecilli e ignoranti.

Sintetizzo in punti il mio pensiero.

  1. L’identità di Unione Italiana deve essere di tipo ideale e non personale. Ciò significa che non si aderisce al partito perché c’è un leader, ma c’è un leader perché vi è un patrimonio di idee che lo sostengono. Non si può fare politica senza un capo, ma il capo è il portavoce carismatico dei principi che ispirano il partito, e non viceversa. In questo si palesa una discontinuità radicale di UI dal PDL e dal berlusconismo.
  2. I principi ispiratori di UI devono essere di ordine etico e politico. Come ho detto nella relazione del Direttivo Nazionale a Saronno, essi riguardano principalmente la tutela del diritto naturale e una visione politica solida della società. In questo io concordo con il primato della legalità sulla decisione, proposto dai finiani, soltanto che interpreto tale prerogativa in modo opposto a FLI. La legge deve trasferire a livello positivo e giuridico le norme etiche del diritto naturale, non dare ai giudici un diritto superiore alla legge. E, poiché persona, famiglia e società sono i pilastri antropologici della vita, un progetto politico come il nostro deve difenderli e affermarli sul piano razionale, senza cedimenti. Questi presupposti sono il bene comune, valido per tutti, riguardando le necessità sociali e culturali del popolo, valendo più della libertà individuale di ciascuno. In politica, un governante perverso che garantisce la trascrizione positiva del diritto naturale vale più di un santo che legifera male.
  3. Io rimango fedele all’impostazione filosofica classica, secondo la quale si va dal diritto di natura al diritto positivo. Poi viene la libertà, che è un valore fondamentale ma non un valore assoluto. Da questo punto di vista, concordo che si deve dialogare con tutti, soprattutto con la sinistra (io sono socialista, non liberale), purché il dialogo non riguardi la messa in discussione, per me impossibile e inaccettabile, di valori assoluti relativi alle norme naturali di vita, sostenuti malamente da quella parte radicale del PD e del PDL, insensibile ai temi antropologici.
  4. La mia sfiducia nel Terzo Polo riguarda il carattere confessionale della politica di Casini e Rutelli, concernendo una particolare visione dei riferimenti internazionali. In Europa vi sono tre gruppi: i socialisti, i popolari e i conservatori. Non esiste un polo cattolico. Io penso che tale modello sia superato, nonostante le varie trasformazioni delle forze in campo, come i socialisti francesi o i labur inglesi, ma che ciò non autorizzi tuttavia alcun rigurgito democristiano. Inoltre, il sogno di Fini di creare una destra liberale poteva andare bene trent’anni fa, non oggi. Comunque è una peculiarità francese, non italiana. L’entrata in scena della bio politica, con le grandi questioni relative all’uomo, non devono riguardare, in ogni caso, i cattolici, e non devono essere sostenute per far contenta la gerarchia e il Vaticano, come vogliono Casini e Rutelli, ma sono al centro di una modificazione radicale delle categorie concettuali della politica che spingono a tematizzare giuridicamente il diritto naturale in modo forte e duraturo. Oggi si deve scegliere tra chi ritiene che l’essenza della vita sia affidata alla decisione, come Monicelli, Saviano, Pannella, Fini, eccetera, e chi ritiene, invece, che l’essenza della vita sia affidata a norme valide per natura e da difendersi con la legge, come Berlusconi, Roccella, Sacconi, Ferrara, eccetera. La fede c’entra poco. Io sono tra quest’ultimi per una serie di idee filosofiche molto più importanti dell’impegno politico, che, pertanto, non abbandonerò mai.
  5. La scelta tra il primato della decisione o della norma non è, d’altronde, transitorio, ma deve costituire, al contrario, il nocciolo del programma politico di UI. In questo tipo di discussione, il partito deve divenire l’erede non di Berlusconi, ma del socialismo etico del PDL. Il primato della legge sulla libertà è la base delle cose migliori che ha fatto il centrodestra, come la legge 40 sulla procreazione assistita, il decreto di urgenza sul caso Englaro, e così via. Io penso che la sinistra possa condividere a pieno questi valori, se vuole. Se non lo fa, è a causa di un’insana deriva libertaria, anche perché il PD potrebbe sostenere le norme etiche come fecero i comunisti nel dopoguerra quando sottoscrissero la Costituzione del ’48. Anche il centrodestra, da parte sua, può prendere una deriva libertaria, ma non deve farlo. Io penso che dobbiamo rafforzare questo punto tematico forte e questa profonda persuasione nella nostra area politica di riferimento.
  6. Poiché la distinzione tra norma e decisione riguarda il giusto valore del diritto naturale, nel primo caso difeso e tutelato, nel secondo no, è fondamentale che nessun partito politico sia ambiguo su questi presupposti, finendo spaccato come il PD nel 2006 o diviso come il vecchio PDL attualmente. La scelta relativa al primato della norma sulla decisione permette di garantire la libertà personale. Il primato della decisione sulla norma di perdere il riferimento assoluto al diritto naturale, accettando il relativismo etico, inaccettabile sul piano metafisico, prima ancora che disastroso su quello politico.
  7. Per tutto ciò che non concerne i fondamenti etici, ma partendo dai medesimi fondamenti, il dialogo resta aperto con tutti, soprattutto con la sinistra o con coloro che decidono di non decidere, aderendo al Terzo Polo.
  8. La discussione e la negoziazione è il punto forte di un progetto nascente come quello di UI, ma diviene inevitabilmente un punto debole per chi vuole proporre agli elettori idee chiare e certe sul futuro, avendo fragilità sulla visione antropologica di base. Berlusconi non negozia perché non è un politico, ma prende consensi perché dice quello che la gente pensa. E la gente in genere non sbaglia. Non facciamolo noi. Diamo alla gente un pensiero laico, sociale e forte, e vinceremo.

Benedetto Ippolito


1 commento:

Anonimo ha detto...

Tutto molto interessante, ma credo che post di questo tipo, su un blog di utilità territoriale come Altra Tradate, rischiano di mettere i temi forti riguardanti le attuali vicende tradatesi in secondo piano rispetto ad argomenti di interesse più generale, le cui opinioni (legittime) sono reperibili altrove da qualunque sito, blog, canale, radio, e i cui contenuti non portano alcun elemento di novità all'interesse ed alla conoscienza dei vostri concittadini. Michelangelo Buonarroti diceva: "La perfezione è nei dettagli". Comprendo l'interesse tutto politico di questo genere di post (chi gestisce il blog è pure libero di pubblicare ciò che vuole, perbacco!), ma credo anche che si riesca a fare politica più attraverso un'informazione attenta al particolare, come fatto finora, che attraverso una dialettica politica di carattere generale. Rischiate, a mio personale e modesto parere, di perdere una grossa occasione. O quantomeno un frequentatore del blog. Saluti.