giovedì 24 dicembre 2009

Buon Natale a voi e ai vostri cari! Augurissimi!

Un amico ci ha inviato questi auguri, che ci sono particolarmente piaciuti. Per questo li rivolgiamo anche a tutti voi, con molta convinzione.

Se il Natale fosse solo 'tradizione' si sarebbe perso da un pezzo.
Natale è un Dio che diventa uomo (impensabile a quel tempo, Dio andava temuto!!).
Natale è un Dio che piange, ha freddo e ha bisogno della mamma.
Natale è un Dio a cui viene sbattuta la porta in faccia ("nell'albergo non c'era posto per loro") come noi a volte facciamo con tanti disperati.
Natale è un Dio che è lontano dalle ricchezze di palazzo, dagli inutili fronzoli.
Natale è un Dio che viene capito solo dai pastori, i più umili e ignoranti.
Natale è un Dio che per scaldarsi va in una stalla, come faceva mia nonna 80 anni fa, ma noi italiani ci siamo dimenticati che anche noi facevamo la fame e partivamo in cerca di una vita migliore.
Natale è quel Dio che non ti aspetti e se facciamo finta di non vederlo per quel che è veramente, non capiamo nulla e svuotiamo di significato la tradizione.
Natale è un Dio che viene a portare la Pace, ma la Pace va costruita giorno per giorno, ascoltando i bisogni degli altri. La Pace va costruita pezzo a pezzo e chi vuol far da solo non può essere un costruttore di Pace.

E' questo il mio augurio per il Natale che arriva.
Spogliarlo delle abitudini, delle cose inutili, del consumismo.
Spogliarlo di tutto ciò che non è "vero Natale".

Con sincero affetto,
da AltraTradate

1 commento:

Mauro Prestinoni ha detto...

Per chi l'ha studiata a suo tempo e per chi non la conosce:
La Notte Santa di Guido Gozzano

- Consolati, Maria, del tuo pellegrinare! Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei. Presso quell'osteria potremo riposare, ché troppo stanco sono e troppo stanca sei. Il campanile scocca lentamente le sei.

- Avete un po' di posto, o voi del Caval Grigio? Un po' di posto per me e per Giuseppe? - Signori, ce ne duole: è notte di prodigio; son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe Il campanile scocca lentamente le sette.

- Oste del Moro, avete un rifugio per noi? Mia moglie più non regge ed io son così rotto! - Tutto l'albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi: Tentate al Cervo Bianco, quell'osteria più sotto. Il campanile scocca lentamente le otto.

- O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno avete per dormire? Non ci mandate altrove! - S'attende la cometa. Tutto l'albergo ho pieno d'astronomi e di dotti, qui giunti d'ogni dove. Il campanile scocca lentamente le nove.

Ostessa dei Tre Merli, pietà d'una sorella! Pensate in quale stato e quanta strada feci! - Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella. Son negromanti, magi persiani, egizi, greci... Il campanile scocca lentamente le dieci.

Oste di Cesarea... - Un vecchio falegname? Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente? L'albergo è tutto pieno di cavalieri e dame non amo la miscela dell'alta e bassa gente. Il campanile scocca le undici lentamente.

La neve! - ecco una stalla! - Avrà posto per due? - Che freddo! - Siamo a sosta - Ma quanta neve, quanta! Un po' ci scalderanno quell'asino e quel bue... Maria già trascolora, divinamente affranta... Il campanile scocca La Mezzanotte Santa.

È nato! Alleluja! Alleluja! È nato il Sovrano Bambino.
La notte, che già fu sì buia, risplende d'un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaje suonate; squillate, campane!
Venite, pastori e massaie, o genti vicine e lontane!
Non sete, non molli tappeti, ma, come nei libri hanno detto da quattro mill'anni i Profeti, un poco di paglia ha per letto.
Per quattro mill'anni s'attese quest'ora su tutte le ore.
È nato! È nato il Signore!
È nato nel nostro paese!
Risplende d'un astro divino La notte che già fu sì buia.
È nato il Sovrano Bambino.
È nato! Alleluja! Alleluja!