giovedì 5 novembre 2009

CANTO & CONTROCANTO (34)

CROCIFISSO KAPUT?
La sentenza della Corte Europea di Strasburgo sul crocefisso (che ha stabilito che esporre il crocefisso nelle classi della scuola pubblica è contrario al diritto dei genitori di educare i loro figli secondo le proprie concezioni religiose, e al diritto degli alunni alla libertà di religione) "è stata accolta in Vaticano con stupore e rammarico". Naturalmente.
Noi vogliamo essere e continuare ad essere laici; ma non è togliendo il crocefisso che si diventa tali.
Anzi! Proprio rispettarne il significato, la tradizione e la cultura sono segno d’intelligenza, tolleranza e apertura ai valori della nostra società. Non vogliamo discriminazioni religiose, ma neppure desideriamo che ci siano imposti (con sentenze opinabilissime) comportamenti che offendono le nostre radici occidentali e cristiane.
In caso contrario si fa il gioco di chi ama far salire quella marea e quella deriva ‘antidemocratica e razzista’ sulla quale continua a fare fortune – con atteggiamenti contradditori per un partito di Governo – la Lega Nord.

Concordiamo che “il crocefisso è un simbolo universale, non confessionale". Apprendiamo che il governo italiano ricorrerà contro la sentenza della Corte. Condividiamo quanto afferma Fini: "La laicità delle istituzioni è valore ben diverso dalla negazione, propria del laicismo più deteriore, del ruolo del Cristianesimo nella società e nella identità italiana"; e apprezziamo Bersani per cui "il buonsenso ha finito per essere vittima del diritto. L'esposizione del Crocefisso non è offensiva per nessuno".

Ancora un nostro commento: al di là della discutibilissima sentenza della Corte Europea, piace costatare – in un caso eclatante la cui decisione non ci convince affatto - che un cittadino può trovare udienza anche se tutti i precedenti livelli di giudizio nel proprio Paese gli sono stati contrari (da U.I. - clicca qui).

4 commenti:

Fabrizio ha detto...

La condanna al Crocefisso della Corte Europea di giustizia: ciò che si nega davvero sono le nostre origini,l’identità e le nostre radici culturali. Corriamo il rischio altissimo di cadere nel relativismo di una civiltà senza valori in cui tutto è permesso.

…..il Crocefisso è la sintesi di un percorso che dura da più di duemila anni, che ha prodotto esiti straordinari, nella politica,nel pensiero filosofico,nella letteratura,nell’arte,nella civiltà oltre che nella fede. E’ la storia di un uomo che con occhi pieni di amore ci conduce sulla strada della Salvezza,nonostante i nostri errori. Dall’alto di quella Croce egli perdona tutto e tutti. Anche le follie di incomprensibili sentenze…

Crocifisso come arredo ha detto...

Il crocifisso come arredo....

L’esposizione del Crocefisso nelle aule scolastiche viene stabilita dalle norme regolamentari art. 118 Regio Decreto n. 965 del 1924 (relativamente agli istituti di istruzione media) e allegato C del Regio Decreto n. 1297 del 1928 (relativamente agli istituti di istruzione elementare). Successivamente, nel 1967, con circolare n° 367, il Ministero dell'Istruzione inserì il Crocefisso nell'elenco dell'arredo della scuola dell'obbligo. Tuttavia la Corte Suprema di Cassazione ha ritenuto di non doversi pronunziare in quanto le norme in esame hanno natura regolamentare, sulle quali non solo non può essere invocato un sindacato di legittimità costituzionale, ma nemmeno essere chiesto un intervento interpretativo. Sono le singole scuole a dover regolamentare questi aspetti, tenendo anche conto delle circolari ministeriali.

Mauro Prestinoni ha detto...

Penso che dall'alto di quella Croce perdoni tutti, come dici tu Fabrizio, ma sia anche un po' stufo di essere strumentalizzato da politici in cerca di voti e consenso. Rischiamo di difendere solo un logo, una specie di simbolo dietro cui va bene tutto e il contrario di tutto.

Ciò che è importante non è difendere un simbolo ma andare a leggere e capire cosa c'è dietro veramente: la PAROLA del Vecchio e del Nuovo testamento che è molto chiara quando si parla di: povertà, solidarietà, sacrificio, dedizione a prossimo (che è quello che mi è "più vicino" non quello che arriva dopo). Certe difese che sento mi sembrano proprio una difesa di un pezzo di legno e basta e suonano come insulto al Dio VIVO. Ricordimoci che l'Appeso è un Dio incarnato e risorto!

E ricordiamoci che chi non è di cultura cristiana queste cose non le può capire e rischia di fraintendere il significato della Croce.

Comunque resti pure nei luoghi pubblici ma cerchiamo di capirne bene il peso e la ricchezza, almeno noi cristiani.

Grazie don Ciotti ha detto...

Di don Luigi Ciotti - 11 novembre 2009 Torino.

I crocifissi da difendere, quelli veri, non sono quelli appesi ai muri delle scuole. Sono altri. Sono uomini e donne che fanno fatica. Che non ce la fanno e muoiono di stenti.
E' verso di loro che non possiamo e non dobbiamo restare indifferenti. E' verso di loro che dobbiamo concentrare i nostri sforzi.
Un crocifisso è un malato di Aids, che ha bisogno di cure e di sostegno. Un crocifisso è quel ragazzo brasiliano che è morto qualche giorno fa a Torino. A casa aveva lasciato la moglie e i figli, era arrivato qui alla ricerca di un lavoro, e non ce l'ha fatta.
Abbiamo partecipato al suo funerale. C'erano tante persone, molte nemmeno lo conoscevano, ma erano lì ugualmente, a condividerne la sofferenza e il dolore.
E' giusto lottare per difendere i simboli di quello in cui crediamo, ma allo stesso tempo bisogna stare molto attenti a non cedere al puro idealismo. Lo dice il Vangelo stesso: i pezzetti di Dio sono sparsi nel mondo che ci circonda. Li troviamo ovunque. Nel concreto, nella vita di tutti i giorni, tra le persone che vivono accanto a noi, e di cui spesso nemmeno ci accorgiamo dell’esistenza. E' con queste realtà che dobbiamo imparare ad avere a che fare e a misurarci.
Bisogna imparare a vivere con corresponsabilità, come i tanti e tanti volontari che dedicano il proprio tempo a un bene che non è esclusivamente loro, ma pubblico, di tutti quanti. Dobbiamo sentirci tutti chiamati in causa, nei grandi nuclei urbani come nei tanti piccoli paesi di provincia. La partecipazione è il primo passo in favore dei più deboli.
I crocifissi non si difendono soltanto con le parole. Infatti queste troppe volte non bastano. Bisogna imparare ad affrontare la realtà con concretezza, e tendere la mano alle persone sole, a chi non ha più una famiglia e a chi non può ricorrere all'aiuto dei propri cari.